Il tiro in avverse condizioni.

È sempre difficile riuscire a tirare con arco e frecce in giornate di vento o di pioggia, o quando non si tira in piano ma verso l’alto, verso il basso o obliquamente, sul fianco di una collina.
Bernie Pellerite nel suo libro” Idiot Proof Archery” dà dei suggerimenti, basati sulla sua esperienza e sull’osservazione del comportamento di arcieri provetti per riuscire ad ottenere il meglio in queste situazioni.

Raccomanda peraltro che tutte le tecniche indicate siano adattate da ogni arciere alle sue caratteristiche, al suo stile di tiro, e che esse devono essere provate in allenamento sino a che non si è sicuri di averle ben assimilate.

Tiro nel vento.
Non allenarsi mai tirando in giornate ventose. Si corre il rischio di acquisire difetti nell’esecuzione del rilascio, sia che lo si esegua con le dita, sia che si usi uno sgancio. Questo perché:

         il vento non soffia mai in modo regolare e costante;

         l’allenamento è per definizione l’esecuzione in un ambiente controllato di tiri precisi, eseguiti in modo costante, per acquisire la tecnica di tiro nel proprio subconscio;

         se si tira in un ambiente le cui condizioni non sono costanti (col vento, da un cavallo in movimento, da una barca che si muove . . .) ci si procurano sempre più problemi di quelli che si cerca di risolvere

Tecniche per il tiro in presenza di vento.

Molto importante: Allenarsi coi metodi suggeriti più avanti solo in giornate tranquille, prendendo nota dei risultati delle prove fatte. L’uso di queste tecniche in giornate ventose può essere fatto solo per sentire come il tirare nel vento influenza la propria mente, per confermare il metodo usato.
Non si deve mai cercare di imparare le tecniche tirando nel vento, ma eseguire prove di tiro nel vento solo dopo che si è imparato ad usare le tecniche del caso in condizioni controllate.

I metodi di mira per tirare col vento sono due: contromirare, cioè mirare fuori dal centro, e inclinare l’arco, mirando nel centro del bersaglio. In ogni caso non ci si aspetti di riuscire ad ottenere sempre dei risultati perfetti nel tiro: per quanto si tiri bene, si faranno sempre degli errori.

Contromirare: si tratta di mirare su di un punto del bersaglio spostato dal centro verso la direzione da cui proviene il vento, in modo maggiore o minore secondo l’intensità del vento. Pellerite non raccomanda l’uso di questo metodo per la generalità degli arcieri. La mente subconscia cerca sempre, in modo naturale, di posizionare il mirino nel centro del bersaglio. Se si vuole prendere la mira in una posizione diversa del centro si contraddice questa tendenza naturale, ed è difficile riuscirlo a fare effettivamente. Sono poche le persone che ci riescono in modo realmente efficace e che si trovano bene nel contromirare; di solito sono tiratori che provengono dal tiro con armi da fuoco, che mirando mettono a fuoco il punto di mira e non il bersaglio.

Piegare l’arco: Pellerite ritiene che questo sia il metodo migliore per tirare nel vento per la maggior parte dei tiratori. Si tratta di piegare il flettente superiore contro il vento di 5°, 10°, 15°, . . . secondo l’intensità del vento stesso, e mirare sempre nel centro del bersaglio. L’inclinazione dell’arco fa sì che automaticamente la freccia colpisca fuori dal punto dove si è mirato, dal lato in cui l’arco è inclinato. Allenarsi con tempo calmo per valutare la misura in cui la freccia si allontana dal centro per le diverse distanze e per diverse inclinazioni, che possono essere controllate guardando la posizione della bolla montata sul mirino:  ¼, ½, 3/4 , 1  bolla fuori centro a destra e a sinistra, e registrare questi dati (attenzione: piegando l’arco a destra, la bolla si sposta a sinistra). Una volta che si è sicuri dei dati registrati, una volta cioè che si è riusciti ad ottenere risultati costanti alle diverse inclinazioni con tempo calmo, controllare e confermare i dati tirando in giornate ventose e tenere in evidenza i dati registrati per le gare fatte in presenza di vento.

Non allungare i tempi di tiro: si deve tirare sempre, in ogni condizione, con lo stesso ritmo di tiro, nello stesso tempo; se non si effettua il rilascio nel tempo voluto, scendere e ricominciare da capo. Quando si tira in queste condizioni, è un errore comune il voler stare in mira più tempo, ma sono diversi gli inconvenienti provocati da questo modo di fare: si va oltre la propria Confort Zone (Bernie Pellerite definisce Confort Zone il periodo di tempo in cui si è a proprio agio fisicamente e mentalmente nel tiro), e quindi i muscoli iniziano a tremare a causa della fatica e della mancata ossigenazione, il mirino si muove sul bersaglio ancora di più di quanto già non faccia a causa del vento. Peggio ancora, il pensiero smetterà di essere concentrato sulla mira per controllare il rilascio, nello sforzo di controllarne il tempo, provocando ansietà, paura di sbagliare, . . . sgancio comandato e quindi errore. Inoltre più si sta in mira, più si tenderà a spingere col braccio all’arco, perché si sentirà che sta collassando o perché ci si sforza per controllare il tiro, con errore a sinistra (per arciere destro).

Non afferrare strettamente l’arco: non serve cercare di tenere l’arco per evitare che si muova a causa del vento. Anche questo porta ad errori peggiori. Si deve restare sempre ben rilassati e lasciare che il mirino si muova sul bersaglio: lo farà comunque!
Mirare sempre mettendo a fuoco il bersaglio, non il riferimento di mira e tirare come si riesce meglio: non alterare in alcun modo la sequenza di tiro.

Se necessario, aumentare il mirino: può essere necessario farlo perché l’effetto del vento al traverso può rallentare la velocità della freccia, provocando un errore verso il basso, anche se la correzione per lo spostamento laterale è stata calcolata esattamente.

Considerare la possibilità di aumentare la massa dell’arco. Maggiore è il peso (la massa) dell’arco, più facile è mantenerlo in posizione stabile, in ogni situazione, non solo quando si tira nel vento. Attenzione: il peso deve essere aggiunto il più vicino possibile al riser, preferibilmente sotto l’impugnatura; non deve essere usato solo quando si tira col vento, ma se lo si vuole aggiungere deve essere usato sempre. Poiché modifica le condizioni di tiro e la Confort Zone, aumentare il peso poco per volta, senza eccedere, ed allenarsi bene.

Prefissare traguardi realistici. Non pensare di ottenere risultati straordinariamente buoni quando si tira col vento. Ci si devono prefissare traguardi raggiungibili, tenendo conto delle difficoltà della giornata, basati sull’esperienza di tiro, in allenamento e in gara, in situazioni simili.

Tiro con la pioggia.

Se si deve tirare con la pioggia si otterranno sempre risultati meno buoni del solito. Sarà necessario aumentare un poco il mirino perché l’aria umida e la pioggia rallentano la velocità della freccia: la misura di questa variazione deve essere trovata con l’esperienza: non può essere definita in modo uguale per tutte le combinazioni arco – frecce esistenti. Frecce con alette naturali si comporteranno peggio, perché la piuma naturale assorbe l’acqua e si appesantisce. In ogni caso cercare di tenere le frecce asciutte e di coprire la lente del mirino perché non si bagni.

Tiri verso l’alto e verso il basso.

In queste situazioni è necessario piegare il corpo sulla vita e mantenere una posizione a T con la parte alta del corpo: come quando di tira in orizzontale, la linea formata dalle braccia (e dalla freccia) deve essere perpendicolare alla linea che partendo dal centro della vita passa per il centro del collo ed arriva al centro della testa.

Si deve fare attenzione a non aprire l’arco in orizzontale e poi sollevarlo per tirare verso l’alto: se per sollevare l’arco si pone troppa pressione sulla parte bassa dell’impugnatura, si corre il rischio che a causa della torsione precaricata l’arco scalci verso l’alto al momento del rilascio, provocando un errore alto.

È importante aprire l’arco sempre nella stessa misura. In questi tiri si può essere portati a sbagliare: quando si tira verso l’alto ad accorciare leggermente l’allungo; quando si tira in discesa ad allungarlo leggermente; questo a causa della posizione delle spalle e delle braccia di chi tira e dell’angolo di apertura dell’arco. Per evitare l’inconveniente, chi usa archi con ruote o camme leggere può montare sui cavi dei riferimenti per controllare l’allungo.

Tirando verso l’alto e verso il basso si deve anche correggere il mirino. In linea di massima:

         nessuna correzione per angoli di inclinazione da -10° a +15°;

         maggiore è l’inclinazione, maggiore deve essere la correzione, più forte per tiri in discesa rispetto a tiri in salita;

         maggiore è la distanza, maggiore deve essere la correzione, (quando si tira su di un bersaglio a 60 metri con 45° di inclinazione, si può arrivare a dover tirare col mirino a 44 metri);

         le correzioni da apportare variano in funzione della potenza dell’arco, del tipo di freccia, ecc.: è indispensabile che ogni arciere faccia delle prove per vedere come si comporta la propria attrezzatura.

Tiro al traverso (sul fianco di una collina).

Quando si tira su di un bersaglio posto sul fianco di una collina, e ci si trova in posizione con la schiena rivolta verso la salita, si noterà che si ha la tendenza a colpire il bersaglio fuori dal centro, nella direzione dove la pendenza scende. Per evitare il difetto, non si deve far forza sull’arco dopo aver eseguito la sua apertura, piegandolo per arrivare in posizione esattamente verticale e controllando l’operazione con la bolla della livella montata sul mirino. La cosa non è facile, perché è in contrasto con l’azione della forza di gravità. Al rilascio ci sarà l’errore: il fenomeno è causato dalla torsione precaricata sull’arco dalla gravità.

Quello che Pellerite suggerisce di fare è piegarsi leggermente verso monte prima di eseguirne l’apertura e inclinare verso monte il flettente superiore durante l’apertura. Alla completa apertura portare a livello la bolla inclinando l’arco in senso opposto, eliminando in questo modo ogni torsione del corpo e della mano che la gravità potrebbe aver impartito.