Posizione della visette

Congegno costituito da un anellino di plastica o di metallo con un piccolo foro, fissato alla corda. Serve all’arciere per prendere la mira, allineando la visette, il punto di mira (I) sul mirino ed il punto di mira (II) sul bersaglio.
Rendere anche più chiara la visione attraverso la lente e la distanza della diotra (mirino)

 

 

Avere una posizione errata della visette è un errore grave, perché non solo ha influenza sull’allungo, ma comporta anche un ancoraggio non costante della mano alla corda sul viso.

Per sistemare l'altezza della visette: chiudere gli occhi, aprire l'arco eseguendo un ancoraggio comodo e sicuro, aprire gli occhi e sistemare la visette in modo che sia alla giusta altezza.

Posizionare il mirino a metà della distanza dove si ritiene di tirare più spesso (si può mettere il mirino a 70 m: anche se si sarà meno comodi nei tiri più vicini la cosa non provoca difetti gravi, oppure per gare con misure fisse esempio: 70 mt. o 50 mt. Olimpic round  la soluzione è unica).

Ripetere più volte la prova con occhi chiusi e fissare la visette nella posizione definitiva.

Prendere nota della distanza punto di incocco - visette per controllare se si muove nel tempo.

Accessorio tutt’altro che trascurabile nel corredo di un compoundista la Visette  va scelta e installata con cognizione di causa.

Il ritorno al chiuso

Sistematicamente, tornando ad allenarci e competere al chiuso, ci si ritrova a combattere con il posizionamento della visette (peep sight) sulla corda del nostro compound. Se abbiamo lavorato bene all’esterno, quasi sicuramente ci scopriremo con una locazione della stessa eccessivamente bassa per le richieste dettateci dal tiro a 18 metri. La sensazione sarà quella di essere un po’ ( ma anche parecchio, talvolta ) compressi dal nostro arco, quasi come se avessimo tirato in sotto allungo sino a quel momento. Dovremo probabilmente “incassare” il collo per trovare il foro della peep e poterci guardare attraverso ed il tutto, inevitabilmente, si ripercuoterà sul tiro creando una sorta di disagio generale con delle marcate difficoltà nella tenuta in mira. Non correte a mettere mano alla pressa, l’allungo non c’entra, peggiorereste solamente la situazione. Alzare il posizionamento della peep di qualche millimetro nel passaggio da out a indoor  è operazione quasi “biologica” a meno che il settaggio precedente non sia stato portato avanti seguendo le esigenze del tiro Field che talvolta può richiamare a delle scelte prossime a quelle che regolano l’indoor.

Prima di tutto.

Esistono delle priorità tecniche che non vanno scavalcate qualora ci trovassimo a dover giudicare le caratteristiche ed il posizionamento di una visette. La prima è senza ombra di dubbio di carattere esecutivo e condiziona pesantemente per l’appunto le valutazioni che riguardano la locazione sulla corda del nostro primo ausilio alla mira. Necessariamente, infatti, per poter discernere adeguatamente tale parametro dovremo aver certamente sviluppato  precedentemente tutte lo operazioni necessarie ad un corretto processo di trazione. Dopo aver per così dire “ aperto l’arco” ci preoccuperemo quindi di raggiungere  l’ancoraggio ( o comunque lo vogliate chiamare ) che abbiamo precedentemente isolato come ideale ed infine di arrivare al “solito” contatto della corda sul nostro naso. Solo a questo punto potremo andare a traguardare il foro della peep essendo ragionevolmente certi di aver ricostruito nel migliore dei modi e sull’identico piano l’ipotetico triangolo che ai suoi vertici vede appunto la cocca di freccia, l’occhio ed il foro della visette. Sconvolgere l’ordine d’acquisizione di tali riferimenti non può che creare un marcato disordine esecutivo che solitamente si identifica in quelle sensazioni di sotto o sovra allungo che spesso i tiratori denunciano fra una sessione di tiro e l’altra se non addirittura al cambio di distanza nel corso di un torneo. Intuitivamente si potrebbe pensare che un cambio di posizionamento nell’altezza della visette ad ogni diversa richiesta od addirittura all’ adozione di un ulteriore arco settato per le “corte” piuttosto che per le “lunghe” possa risolvere il problema. La saggezza applicativa ci dice però che entrambe le soluzioni diverrebbero eccessivamente elaborate ( o costose, nel secondo caso ), per poter essere adottate. Il rispetto della cronologia nell’acquisizione dei contatti al viso saprà invece ridurre sensibilmente i disagi sopra descritti. Attenzione, perdere il controllo di questa piccola sotto sequenza è molto più facile di quel che si crede ed infatti capita normalmente anche a  tiratori di alto e altissimo livello. Tale fenomeno va infatti visto come una sorta di malattia professionale che si può però tranquillamente prevenire attraverso un periodico controllo specifico. Basta ricordarselo insomma, anche se dirlo è certamente più semplice che farlo. In buona sostanza avere le visette ad una data altezza non assicura affatto la replica del medesimo ancoraggio così come del resto l’acquisizione ripetitiva dello stesso non garantisce a priori che il nostro occhio sia solitamente allineato al foro della visette, quindi…, non vi rimane che fare un po’ d’ordine.

Punto due.

Il diametro del foro della visette ha la sua importanza…. E’ importante perché, rapportato al fattore di ingrandimento della lente, alla dimensione della lente stessa, alla distanza che separa l’occhio dal suddetto forellino ed a quanto la diottra sarà a sua volta lontana dal medesimo, influenzerà la qualità dell’immagine da noi percepibile.  Sfuocata, nitida, luminosa o meno la visuale  che ci apparirà farà più o meno a cazzotti con le nostre naturali “tendenze” e gli stessi effetti sortiranno peraltro i dot di mira che avremmo scelto di montare ( punto più o meno grande, cerchietto, colore, contrasto). Ovviamente dovrete fare un po’ di prove, ve lo assicuro. Scegliete un sistema che vi lasci tranquilli, che non alteri i vostri naturali movimenti di assestamento durante la mira e, perché no, cambiateli talvolta, anche solo durante il training, giusto per darvi una benefica “scossa” che sappia chiarirvi ancora di più ciò che è meglio per voi sotto questo aspetto. Del resto stimolare abilità diverse non può che fare bene a tutto l’insieme. Tornando però alle dimensioni del forellino insito nella visette ed alle sue dimensioni, concederei sicuramente una priorità assoluta al fatto che lo stesso sia dimensionalmente abbastanza ampio da poter inscrivere la diottra nella sua totalità durante la collimazione. L’alone di luce che contornerebbe il telaio della lente, infatti, ci permetterebbe di poterla centrare perfettamente entro il foro della visette, situazione irrinunciabile ad una corretta rispondenza del sistema di mira. Così non fosse, infatti, non saremmo in grado di poter controllare quegli errori di impatto che inevitabilmente si presenterebbero allorchè la diottra si trovasse occasionalmente scostata sul piano orizzontale o su quello verticale. L’alternativa sarebbe quella di rendere comunque possibile la cosa attraverso una mascherina circolare da applicare alla lente ed avente i medesimi effetti e scopi. Possibile, ma magari non preferibile. Di quanta luce abbiamo bisogno attorno alla lente ne fornisce chiaro dettaglio la foto in calce poi, senza dubbio, anche qui prevarranno le preferenze personali e le esigenze dettate dalla disciplina praticata.

 

 

Prove.

Come già detto alcune prove saranno necessarie, e magari anche una buona dotazione di materiali specifici. Ricordate però che ad una visette in alluminio economica si può anche allargare il foro centrale attraverso il semplice uso di una limetta a coda di topo ( tanto per farsi un idea delle dimensioni cercate ) o che a un telaio di lente troppo piccolo si possono applicare, per esempio, dei piccoli elastici per capelli che ne ingrosseranno il profilo ma , naturalmente, non serve sia io ad ispirare la vostra inventiva. Potrete anche giocare sull’avanzamento o l’arretramento della prolunga di mirino ma aspettatevi delle variazioni su fuoco ed ingrandimenti piuttosto sensibili ( ma se è solo un test…). Poi , con calma, procederete con i nuovi acquisti se necessari. Quando invece opererete sulla corda in funzione del posizionamento della visette cercate di adoperare dei tool specifici od al limite un po’ di italica saggezza procurandovi degli strumenti che possano aiutarvi ad aprire la corda ed a scostare gruppi di fili o parti di essi senza danneggiare il filato. Spesso per interventi urgenti e veloci ( i coach ne sanno qualcosa ) può bastare una pinza ad apertura inversa con i becchi arrotondati del tipo usato per rimuovere gli anelli d’arresto sugli assi compound  ( Seeger ) ed una matita possibilmente a profilo circolare che potrà mantenere divaricata la sede di corda senza sbucciarla o peggio rompere dei fili, in attesa che con la suddetta pinza ne creiate una nuova. Ricordate per ultimo che una visette perde il suo posizionamento iniziale sull’orizzontale ( gira male ) per dei motivi che possono essere legati allo stiramento del filato, del serving o del d – loop, se per caso ne fate uso. Verificate perciò le misure del vostro arco e dell’allungo ogni qualvolta questi episodi abbiano a verificarsi. All’occorrenza ristabilite i giusti valori sull’attrezzo appena possibile prima di procedere al riposizionamento definitivo della visette.