LA MIRA

La mira dovrebbe essere eseguita con la mente più che con gli occhi.

Una volta aperto l’arco portando il pin nella prossimità del centro del bersaglio, gli occhi dovrebbero solo osservare il giallo; è la mente che in modo subconscio dovrebbe far spostare l’arco sino a che il riferimento di mira sia dentro il centro, sul giallo.( Indicazioni date da Larry Wise )

Che il pin di riferimento si muova, rimanendo sempre all’interno della zona gialla, è normale: non ci si deve sforzare di comandare il movimento dell’arco per fermare questo movimento.
Mirare in questo modo, con la mente, senza comandare coscientemente il movimento dell’arco per arrivare in mira, permette di evitare l’anticipazione del tiro e tutti gli errori provocati da una azione non coordinata
 

Sequenza "universale" che indica i "passaggi" che portano alla fase di mira.

Il tutto dovrà essere illustrato e conseguentemente applicato, in tutti i livelli

formativi, con un ordine tassativamente cronologico.

Come si potra' notare, le "tappe" che portano alla mira sono quattro, questo perché per

molti autori o addetti ai lavori, la mira viene considerata il fine, quando invece per altri

 e’una tappa anche la mira; il vero fine (termine del tiro) e il feedback che innesca la

rilevazione del risultato (impatto).

  Tutto il percorso, pur "diviso" in tappe, deve rispettare un unico "spazio" che chiameremo:

esecuzione e dovrà mantenere il più possibile, caratteristiche di ripetibilita’ e ritmo

esecutivo.

Altra considerazione, non da tutti valutata con la giusta importanza, sono le cinque tappe

indicate, differenti tra loro, non solo da tempi o passaggi tecnici, ma sono "separate” da

un potenziale stato di differenzazione " emotiva-psicologica":

 

ATTENZIONE (1 +2+3).       ---------         CONCENTRAZIONE (4+5).

 

Mentre alziamo l’arco iniziamo a :

1. Guardare: rivolgere lo sguardo per iniziare ad "indirizzare” l’attenzione visiva.

 

2. Vedere: percepire (attraverso gli occhi) la realta’ concreta in quel preciso istante,

 ricomponibile solo in una nuova visione, la stessa prolungata tende a

"ridurre" ed a sfuocare i particolari.

 

3. Osservare: tutto I’insieme che ci appare,con un primo esame visivo che

comprende la fase 1+2 con un inizio di esamina da "cedere" alla fase

successiva (4). Pur essendo una fase delicata, e’ la fase che necessita meno tempo

e purtroppo da molti tiratori solitamente saltata o solamente sconosciuta.

 

Questa fase (3) come le precedenti (1+2) e "eseguita" in uno stato di totale gestione

conscia:

L’ ATTENZIONE.

 

4. Elaborare: sottoporre ad esame (lavoro che fa il nostro cervello e non i mostri occhi.

Questa fase delicatissima, secondo molti è la differenza tra il campione ed il tiratore medio.)

Secondo molti testi ed addetti ai lavori, il campione questo passaggio lo esegue gia a livello

inconscio, cioè e già in fase di assoluta concentrazione. Mentre per molti altri tiratori questo

passaggio e eseguito ancora dalla parte "attentiva", cioè in fase conscia.

 

Subito dopo questa fase il tiratore(campione e non ) dovrebbe "chiudere" con l’attenzione

e passare (entrare) ll più possibile in uno stato di assoluta:

CONCENTRAZIONE

 

5. Mirare: ....... I’intera immagine o visione.

"compito" da lasciar fare esclusivamente al mostro cervello, più saremo "indirizzati"

verso una fase inconscia, meno saremo vincolati da ulteriori immagini, che i nostri

occhi in continuazione ci "trasmettono", le quali non sono sempre ben "gradite" (dal

cervello), in una fase dove il particolare deve prevalere il più possibile a fuoco, pur

nel contesto dell’intera visione (anche sfuocata).

 

A tale proposito bisogna ricordarsi che la mira ha una durata che può variare dai 6 ai 9

secondi per gli uomini ed invece una piccola differenza per le donne, circa uno o due 

secondi in meno.

Questo spazio-tempo, e calcolato per la sola mira, cioè quando il nostro tiratore ha

"agganciato"il bersaglio, pur contemplato nell’intera sequenza, deve avere una sua

singolare durata.

In ogni caso sarà una fase breve, passata la quale non ci sarà nessuna possibilità di

"ricostruzione", anche perche solitamente il tiratore non si rende conto di essere uscito 

dalla fase di mira (punto 5) e di essere rientrato in un punto già percorso. (1-2-3-4).

A questo punto, I’unica cosa che rimane da fare in assoluta tranquillità, e’ di rinunciare

a quel tiro e scendere senza nessun ripensamento, per poi rifare tutto nella giusta

sequenza e nei tempi ottimali.

Come accennato sopra in premessa, esiste poi il feedback di ritorno,che

indipendentemente dall’acuita visiva del tiratore, non e "il vedere" dove la freccia ha

impattato, ma e la lettura a posteriori di tutto quello che e successo e che il nostro cervello

"elabora" in fase di ritorno (Propriocezione), pero senza escludere le immagini, in particolar

modo le ultime, dove eravamo con il mirino (non con il punto di mira), nell’istante che e

partita la freccia, da non confondere con una fase importante della sequenza di tiro 

chiamata Follow Trough.